domenica 12 maggio 2013

“Mr Gwyn” di Alessandro Baricco


“Mentre camminava per Rengent’s Park – lungo un viale che sempre sceglieva, tra i tanti – Jasper Gwyn ebbe d’una tratto la limpida sensazione che quanto faceva ogni giorno per guadagnarsi da vivere non era più adatto a lui. Già altre volte lo aveva sfiorato quel pensiero, ma mai con simile pulizia e tanto garbo.”

Jasper Gwyn è uno scrittore famoso. Un giorno mentre passeggia si rende conto che la sua vita non lo soddisfa più e ha bisogno di dare un taglio netto, di cambiare prospettiva. Così decide di scrivere un ultimo articolo per il “Guardian”, giornale con il quale collabora di tanto in tanto, lo inserisce in una busta chiusa e lo consegna chiedendo di aspettare una settimana prima di pubblicarlo.
L’articolo è in realtà l’elenco delle cinquantadue cose che Mr Gwyn si ripromette di non fare mai più: l’ultima delle quali è proprio scrivere libri.
Dopo un primo momento di euforia per la libertà ottenuta, Mr Gwyn giorno dopo giorno deve iniziare a fare i conti con la crescente mancanza della scrittura…Jasper Gwyn ha bisogno di scrivere, così per sopperire a quella sensazione di vuoto prova diversi espedienti tra cui la scrittura mentale, ma nulla sembra funzionare. Un giorno per caso visita una mostra fotografica di ritratti e qui comprende quale sarà la sua prossima occupazione: scriverà ritratti…ma non nel senso di biografie, lui sarà semplicemente un copista, riporterà sulla carta il vero “io” delle persone che gli chiederanno di essere immortalate.
Prende quindi in affitto un garage ed inizia ad occuparsi di creare la giusta atmosfera per poter svolgere al meglio questo suo nuovo lavoro di “copista di anime”. Inizia con il ricercare la musica più adatta da mettere come sottofondo. I suoi clienti dovranno posare nudi per quattro ore al giorno nel suo studio e non dovranno mai parlare con lui. Passando poi alla scelta delle luci, si reca da un artigiano al quale commissiona le lampadine che dovranno emettere una luce che lui definisce infantile. Per ogni cliente avrà bisogno, infatti, di 18 lampadine che dovranno avere la durata di 32 giorni (periodo stabilito per eseguire il ritratto) e che si dovranno spegnere a caso ad una ad una in un tempo compreso tra un minimo di due giorni ed un massimo di una settimana.
La prima persona a cui farà il ritratto sarà la stagista del suo agente, Rebecca, che diventerà la sua assistente e che, nella seconda parte del libro, sarà la vera protagonista del romanzo.

La storia è indubbiamente surreale, ma il ritmo del racconto è davvero incalzante. La curiosità di sapere cosa succederà è così forte che non si vede l’ora di passare alla pagina successiva per scoprire il succedersi degli eventi. La lettura è scorrevole e piacevole.
Il finale è un finale aperto e non potrebbe essere altrimenti. Gli interrogativi rimangono senza risposta, ogni lettore ovviamente potrà fare le proprie congetture e provare a risolvere il mistero…
Ma al di là di non poter sapere che fine abbia fatto Jasper Gwyn, la più grande curiosità insoddisfatta resta quella di non aver avuto un esempio concreto di questi ritratti…insomma che cosa aveva scritto Mr Gwyn dei suoi clienti? In cosa consisteva un ritratto eseguito da Mr Gwyn?

Questo romanzo pone comunque un interessante interrogativo ai suoi lettori. Mr Gwyn sostiente che tutti noi non siamo protagonisti ma siamo storie. Jasper Gywn era uno scrittore, era se stesso quando scriveva, l’atto dello scrivere stesso lo identificava e nel momento in cui decide di smettere, non riesce più a sentirsi vivo.
Noi siamo spesso, sia nella nostra vita in società sia in quella famigliare, identificati attraverso una “parte” precisa, siamo impiegati, insegnanti, meccanici…così come figli, madri, sorelle… a volte vorremmo poter prendere le distanze da questi ruoli imposti ed autoimposti, ma se davvero avessimo la libertà di farlo siamo sicuri che saremmo in grado di non perderci, di riuscire a mantenere la nostra identità, di trovare la strada verso il nostro vero io? prima di leggere questo libro avrei risposto “certamente sì” ora però qualche dubbio ce l’ho…

Jasper Gwyn mi ha insegnato che non siamo personaggi, siamo storie. Ci fermiamo all'idea di essere un personaggio impegnato in chissà quale avventura, anche semplicissima, ma quel che dovremmo capire è che noi siamo tutta la storia, non solo quel personaggio. Siamo il bosco dove cammina, il cattivo che lo frega, il casino che c'è attorno, tutta la gente che passa, il colore delle cose, i rumori.

Consiglierei di leggere questo libro? La verità? Non lo so… Il libro ha senza dubbio un ritmo stringente, la lettura è davvero molto avvincente, ma la delusione che sopraggiunge all’ultima pagina quando tutto rimane irrisolto è davvero cocente. Direi che questo romanzo, pur essendo un buon libro, non è adatto a chi, come me, ama un finale chiaro ed esaustivo. 




2 commenti:

  1. vabbè comunque mi hai incuriosito! è già nella mia wish list! e poi a me lo hai consigliato ^_^

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    1. Sì sono convinta che ti piacerà...è il tuo genere ^^

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