domenica 31 agosto 2014

“Da quando sei scomparsa” di Paula Daly

DA QUANDO SEI SCOMPARSA
di Paula Daly
LONGANESI

Lisa è una donna che lavora, ha tre figli, un marito, tre cani ed un numero imprecisato di gatti. Il suo matrimonio con Joe Kallisto è un’unione felice, qualche incomprensione ogni tanto, ma nell’insieme nulla che non possa essere sistemato con amore e tanta buona volontà.
Vive a Troutbeck, un paese sulla sponda orientale del lago Windermere, situato nel famoso Lake District, nella contea della Cumbria.
Il posto è per lo più un luogo di villeggiatura dove il costo delle case è molto elevato, ma Lisa e Joe non si sono mai pentiti della scelta di vita fatta, anche se ciò comporta che entrambi debbano lavorare per riuscire a vivere dignitosamente.
Come ogni donna iperattiva, Lisa è stressata per la mole di lavoro che ogni giorno è costretta ad affrontare: la scuola e i problemi dei figli si sovrappongono al suo lavoro come direttrice di un ricovero per cani e gatti abbandonati, lavoro che la impegna moltissimo, ma che è per lei anche fonte di grandi soddisfazioni.
Lisa ama i cani e i gatti affidati alle sue cure e tutti i giorni combatte affinché questi possano trovare una nuova casa e una nuova famiglia.

Ci sono giorni in cui però Lisa invidia un po’ le donne che non sono costrette a lavorare per far quadrare il bilancio familiare, donne come la sua amica Kate.
Kate Riverty ha due figli, la più grande Lucinda ha l’età di Sally, la figlia maggiore di Lisa, ed il minore Fergus ha l’età di Sam, il più piccolo dei fratelli Kallisto.
I Riverty possiedono diversi cottage che vengono affittati per le vacanze ai turisti e Guy Riverty si occupa della loro gestione.
Grazie a questa redditizia attività, Kate Riverty può permettersi di rimanere a casa con i figli, essere presente a tutte le feste di beneficienza organizzate dalla scuola, dialogare giornalmente con gli insegnanti e cucinare del cibo vero senza essere costretta, come Lisa, a comprare qualcosa di preconfezionato per mancanza di tempo.
Al contrario dell'amica che, sempre di corsa, si ritrova troppo spesso a commettere errori e a dimenticare le cose, Kate Riverty è la donna di casa perfetta, efficiente e sempre presente.

Un giorno Lisa Kallisto compie un errore imperdonabile.
Lucinda, la figlia di Kate, dovrebbe fermarsi a dormire a casa Kallisto per fare una ricerca per la scuola con Sally, ma per un disguido Lisa lo dimentica e quando il mattino dopo comprende quello che è successo è ormai troppo tardi.
Lucinda è scomparsa; dopo la scuola, il giorno prima non è tornata a casa.
Lisa Kallisto, la madre incapace e disorganizzata, si è persa la figlia di Kate Riverty, la madre più efficiente del mondo.
Solo qualche giorno prima una ragazza di tredici anni era stata rapita da uno sconosciuto che, dopo averla drogata e violentata, l'aveva rilasciata il giorno seguente in stato di shock. 
Lucinda è una ragazzina immatura per la sua età che non dimostra assolutamente i suoi tredici anni, una ragazzina di ottima famiglia che non è neppure immaginabile possa essere scappata di casa volontariamente.
Si teme quindi il peggio ovvero che il maniaco abbia colpito di nuovo.

“Da quando sei scomparsa” è un thriller emozionante e ricco di colpi di scena; un libro dal ritmo serrato, incalzante e avvincente.

Nulla è come sembra, tutti hanno qualche scheletro nell’armadio, ma non tutti questi scheletri hanno però attinenza con la soluzione del caso o almeno non ce l’hanno solo apparentemente.
E’ proprio questo ciò che rende questo libro emozionante e coinvolgente, il fatto che il lettore venga continuamente spiazzato, ogni volta che crede di essere vicino alla soluzione del caso, ecco che ogni sua impressione viene ribaltata da qualche nuovo elemento.

Non esistono famiglie ideali e la facciata che noi vediamo spesso e volentieri nasconde qualcosa che noi non sospetteremmo mai: un tradimento, un disturbo della personalità…

Perfetta è la descrizione dei personaggi; ognuno di loro trova una collocazione assolutamente calzante all’interno della trama e sono tutti così convincenti, chi col suo cinismo chi con la sua semplicità chi con le proprie debolezze, da rendere la storia credibile e reale.
                                                                                                
Lisa Kallisto, nonostante tutti gli sforzi per far quadrare ogni cosa, è continuamente afflitta dai sensi di colpa e di inferiorità ed è quindi inevitabile provare simpatia ed affetto per lei nel momento in cui viene accusata da tutti e colpevolizzata per il rapimento di Lucinda.
Così come è inevitabile provare un istinto omicida nei confronti di una donna fredda, acida e superba come Alexa, la sorella di Kate.

Il romanzo pone però anche due importanti interrogativi: fino a dove sia lecito spingersi pur di tenere unita la famiglia e a quali eccessi vengano spinte le donne di oggi per sostenere contemporaneamente il peso della famiglia e della carriera.

E’ soprattutto il secondo interrogativo che ha ispirato all’autrice la trama del romanzo. 
Paula Daly è rimasta particolarmente impressionata da un fatto di cronaca in cui una madre aveva dimenticato la figlia in auto e la bimba non era sopravvissuta.
Questo purtroppo non è un caso isolato, queste vicende si ripetono ormai troppo spesso.
La domanda è: ci si può davvero dimenticare di un figlio?
Non ho figli e sinceramente non so, nel caso fossi madre, se la mia opinione sull’argomento sarebbe diversa.
Mi chiedo però, se davvero è possibile arrivare a livelli di stress quotidiano così devastanti da rendere possibile fatti di cronaca di questo tipo, non sarebbe forse il caso di fermarsi un attimo e chiedersi se davvero una carriera  può valere il prezzo di una vita?
Non dimentichiamo, infatti, che casi di questo tipo si sono verificati anche a causa di padri, non solo di madri, che hanno dimenticato il figlio in auto.
Non dico che sia corretto che una donna debba rinunciare per forza alla propria carriera, credo però che sia giusto che una persona debba interrogarsi su quali siano le proprie priorità nella vita.
Non è questione di maschilismo o femminismo, credo sia solo una questione di buon senso.
Non credo assolutamente sia una scelta facile e tantomeno credo ci sia una regola che posa valere per tutti, non è mai giusto generalizzare, ognuno dovrebbe agire nel modo più corretto secondo la propria coscienza.
Permettetemi però di analizzare nello specifico il caso di Lisa Kallisto; con tutta la simpatia che il suo personaggio ha suscitato in me, come già precedentemete detto, sapendo di non avere tanti mezzi finanziari sufficienti e di dover lavorare tutto il giorno per far quadrare il bilancio familiare, non sarebbe stato più logico avere un solo figlio invece di tre?

Mi piacerebbe parlarvi a lungo di questo romanzo e commentare ogni particolare, ma non posso farlo per non rovinarvi il piacere della lettura; questo libro merita davvero di essere gustato pagina per pagina e vi assicuro che, una volta iniziato, lo divorerete.

Un unico consiglio: non commettete il mio stesso errore, ho iniziato a leggerlo durante una pausa pranzo ed è stato un tormento doverlo abbandonare per riprendere il lavoro!
Per cui mi raccomando, per la vostra pace interiore, cercate di iniziate la lettura solo quando siete davvero sicuri di avere qualche ora libera davanti a voi da dedicargli…





2 commenti:

  1. Conosco Troutbeck: ci vado spesso per questioni di lavoro. Qualche mese fa sono riusciti a vendere Townfoot per parecchi soldini (nonostante il terreno non sia l'ideale per tenere certi animali, quali gli asini, che qui sono piuttosto popolari,) per quel che ne so... le case nel Lake District non costano poco!

    Non ho ancora letto alcuno romanzo ambientato nel Distretto dei Laghi, però ne ho comprato uno e, prima o poi, conto di prenderlo in mano.

    Per quanto riguarda la questione figli, nel Regno Unito è relativamente più normale averne di più che in Italia, tenendo un po' meno conto delle proprie condizioni finanziarie. In realtà, fino a qualche tempo fa, era la norma anche nel nostro paese. Ricordo ancora, quando andavo a scuola, che una mia maestra disse una frase del tipo: i figli non si programmano in base al reddito e al lavoro. Ricordo di esserci rimasta male perché i miei genitori mi avevano insegnato che bisognerebbe garantire ai propri figli una vita dignitosa.

    Per quanto riguarda il dimenticare i figli in macchina... Quello che di cui scrivo è un po' un caso limite: una mia amica ha 5 fratelli e mi ha confessato che una sera avevano dimenticato in macchina il più piccolo. Se ne sono, poi, accorti in tempi ragionevoli, però...

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    1. Infatti mentre lo leggevo ho pensato spesso a te :)
      deve essere un posto bellissimo da quello che ho letto nei tuoi post

      E' vero, so che in Inghilterra è diverso, però come ho scritto credo che non ci sia una ricetta valida per tutti...
      vedi se anche alla tua amica è successo, evidentemente non è una cosa così strana!

      Anche i miei genitori la pensano come i tuoi, quindi è logico che noi siamo cresciute con questo tipo di mentalità, giusta o sbagliata che sia, a noi sembra quella corretta...
      Non dico di "programmare i figli" perché sembra una cosa tristissima da dire e da fare, ma un po' di attenzione affinché possano avere una vita migliore, credo che sarebbe una cosa auspicabile...

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